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SEO copywriting

La Search Engine Optimization è una disciplina ampia, che comprende diverse tecniche e trucchi per il posizionamento dei siti web nella SERP (la pagina dei risultati di ricerca). Il SEO copywriting può essere incluso in una di queste tecniche, in particolare in quelle che riguardano l’ottimizzazione on-page.
Prima di dare una definizione di SEO copywriting, precisiamo che ci sono diverse scuole di pensiero riguardo questa figura. Secondo molti non esiste affatto, in quanto ogni esperto di SEO deve anche essere un professionista della scrittura. In ogni caso, non volendo essere pignoli, possiamo definire il SEO copywriting come la tecnica di scrittura per il web, fondamentale per l’ottimizzazione delle pagine in ottica SEO.
Ogni esperto del settore propone diverse tecniche in base alla sua esperienza, alcune standard e condivise da tutti, e altre più personali o intuitive. Ecco i nostri consigli:

1. INDIVIDUAZIONE DEL TARGET

Nelle strategia di web marketing una delle prime cose da fare è capire a chi ci rivolgiamo. Il nostro pubblico ha caratteristiche e interessi specifici ed è nostro compito fornire contenuti utili a soddisfarli. La pertinenza non è tutto: creiamo contenuti tali da non annoiare i nostri lettori/clienti, ma anzi suscitiamo interesse e torneranno da noi.

2. RICERCA DELLE KEYWORD

Quali sono le parole chiave più ricercate dagli utenti sul web per l’argomento di cui stiamo scrivendo? Ci sono molti tool online che aiutano a scoprirle, come Google Keyword Planner, Ubersuggest, Keywordtool.io, Answer The Public, così come le ricerche correlate di Google. Una volta che abbiamo individuato le nostre keyword, inseriamole all’interno della pagina in modo omogeneo e soprattutto in modo naturale nel testo: questo passaggio è fondamentale da tenere in considerazione in quanto con l’evoluzione dell’algoritmo di Google, la tecnica utilizzata da molti di inserire le parole chiave a caso nel testo (keyword stuffing) viene penalizzata nel posizionamento nella SERP.

3. TITLE E META DESCRIPTION

Sono due caratteristiche dello snippet, ovvero ciò che l’utente visualizza nella pagina dei risultati. Il title (titolo SEO) è fondamentale perché ha il compito di attirare l’attenzione dell’utente. Deve essere un titolo di massimo 60-70 caratteri, inerente all’argomento trattato nell’articolo e contenere la keyword principale. La meta description è il testo che si vede immediatamente sotto il title. In questo caso i caratteri massimi sono 160. Per il SEO copywriting è importante che questa contenga un breve riassunto della pagina e le parole chiave principali: anche se non influenza molto il posizionamento nella SERP, aiuterà ad attirare l’utente e a far aumentare il CTR, soprattutto se contiene anche una call to action.

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4. TAG H1, H2, H3

Il tag h1 viene utilizzato per il titolo principale dell’articolo (normalmente se ne usa non più di uno per pagina) e viene preso in considerazione dai motori di ricerca, soprattutto se contiene keyword ripetute anche nel testo. Gli altri tag, h2 e h3, sono utilizzati come sottotitoli quando il testo viene diviso in sezioni e aiutano a capire l’argomento principale del paragrafo.

5. FORMATTAZIONE ED ELENCHI

Dividere il testo in elenchi puntati o numerati attira l’utente e facilita di molto la lettura in quanto divide il testo in sotto-argomenti.
Per il SEO copywriting anche la formattazione è importante: l’utilizzo di grassetto, corsivo e sottolineato attira gli spider dei motori di ricerca, per questo è una buona tecnica evidenziare in questo modo le keyword per le quali volete posizionarvi.

6. LINK INTERNI E VERSO L’ESTERNO

Nella scrittura in ottica SEO i link interni e in uscita sono importanti, purché colleghino a pagine attinenti all’argomento trattato o approfondimenti. Il link deve essere inserito direttamente nel testo e deve essere ben visibile (magari di un colore diverso). Attenzione a inserire nel codice HTML la dicitura target=”_blank” per non far perdere la navigazione e rel=”nofollow” se linkate siti che i motori di ricerca potrebbero penalizzare.

7. OTTIMIZZAZIONE DELLE IMMAGINI

Anche le immagini giocano un ruolo importante nella SEO. Se inserite immagini all’interno dell’articolo, esse devono essere nominate da file con le keyword pertinenti e all’interno del testo non dimenticate di inserire i tag alt e title, rispettivamente, il testo che appare in caso l’immagine non venga caricata dal server e il testo che appare quando si punta il cursore sopra l’immagine.

Tutti questi suggerimenti insieme hanno un ruolo fondamentale nel SEO copywriting, ma senza un contenuto interessante, unico e aggiornato, non valgono nulla. Prima nella SEO bisognava ingegnarsi per scrivere per i motori di ricerca e per l’utente, ma ora gli spider premiano più siti con contenuti originali che sappiano creare un engagement con l’utente del web e che rispondano ai suoi bisogni. Insomma è inutile inserire nel testo tante keyword, link o scrivere un title e una metadescription accattivanti, se poi l’utente, una volta trovato e raggiunto il vostro articolo o post, lo abbandona perché poco pertinente, creativo e coinvolgente.

Volete maggiori informazioni sulla scrittura per il web? Contattateci per consigli extra o per la gestione del vostro blog aziendale.
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meme per marketing

I meme nella strategia di marketing

Una nuova prospettiva per chi si occupa di Social Media Marketing: il Meme Marketing o Memevertising (le parole meme e advertising unite). Questo strumento è entrato nella strategia di comunicazione di aziende di piccole e grandi dimensioni di tutto il mondo, e i suoi risultati sono davvero sorprendenti a livello di coinvolgimento del pubblico.

La peculiarità di questo strumento sta nel comunicare atteggiamenti, sentimenti e situazioni in maniera alternativa e diretta, attraverso un’immagine divertente (il meme) e virale sul web associata a una scritta. Importante è fare attenzione ad adattare la composizione alla comunicazione della tua azienda e alla circostanza.

COSA SONO I MEME?

Sembrerà strano, ma i meme non sono un fenomeno recente sul web.

La parola meme deriva dal greco e vuol dire “ciò che è imitato”, ma il termine è stato introdotto nel 1976 da Richard Dawkins, un etologo, per spiegare il modo in cui le informazioni si diffondono, definendolo:

“qualsiasi artefatto culturale condivisibile che si espande a macchia d’olio in una società”.

Lo studioso intendeva dare un significato alternativo alla parola “viralità” discostandola dal mondo delle malattie infettive e introducendola anche nell’antropologia.

Cosa può essere un meme? Di norma sono immagini prese da contenuti culturali, principalmente film, ma sono molto utilizzati anche i video e le ormai più famose GIF.

UTILIZZO DEI MEME NELLA STRATEGIA DI MARKETING

Come già specificato, questo strumento può essere un’arma a doppio taglio: se da una parte può coinvolgere maggiormente il vostro pubblico e far sì che i vostri contenuti diventino virali, dall’altro, se vengono fatte scelte sbagliate, può portare a grossi fallimenti. Un esempio è il caso famoso della FAFSA (Federal College Financial Aid) che ha utilizzato un meme per affrontare un tema delicato come l’indigenza e in seguito si è dovuta scusare pubblicamente.

Aspetti da considerare

È bene seguire alcuni passi e valutare diversi aspetti quando si vogliono utilizzare i meme sui social aziendali.

L’analisi del proprio target è il primo passo. La comunicazione aziendale non deve essere costruita solo in relazione agli obiettivi del brand, ma è importante valutare le esigenze del target di riferimento. L’ironia non piace a tutti e non tutti colgono il significato intrinseco dei meme: cercate di farvi capire e soddisfare i bisogni del vostro pubblico.

Alcuni argomenti sono troppo delicati per essere comunicati con questo tipo di immagini e magari necessitano di una comunicazione più elaborata e seria. I meme non sono uno strumento da utilizzare a ogni costo: valutate bene quando sono utili e quando invece potrebbero creare disastri alla vostra immagine.

Altri importanti aspetti da prendere in considerazione sono:

  • La temporalità, in quanto i meme che girano su internet potrebbero essere vecchi e fuori luogo rispetto al clima culturale attuale.
  • La riconoscibilità e il farsi capire, sia per quanto riguarda la nicchia di pubblico, sia per la lingua utilizzata (dialetto, modi di dire).
  • Non è obbligatorio personalizzare e condividere solo meme già esistenti ma, anche se più difficoltoso e potenzialmente pericoloso, se ne possono creare di nuovi e più adatti alla comunicazione della nostra azienda.

Come creare i meme

Esistono diversi siti dove poter creare meme (Meme Generator, Img Flip, Make a meme, Quickmeme, Meme creator, Meme center), ma molti professionisti preferiscono utilizzare programmi di editing come Photoshop per ottenere una maggiore personalizzazione.

Oggi molte aziende importanti fanno uso di queste immagini virali riuscendo a coinvolgere maggiormente la propria nicchia di pubblico e rendendo i loro contenuti famosi sul web, portando di conseguenza più visibilità al brand. Un esempio è un post di Facebook della Ceres che ha rivisitato il meme “angry cat” (gatto arrabbiato).
meme Facebook Ceres

 

 

 

 

 

 

 

 

In conclusione il Meme Marketing inserito in un piano di comunicazione porta effetti positivi alla vostra visibilità, ma attenzione a non esagerare e variare sempre con i contenuti!

Nella pagina Facebook della vostra azienda non improvvisate, lasciatevi consigliare da noi: realizziamo una strategia di Social Media Marketing con un piano editoriale personalizzato per il tuo brand.

posizionamento google

Algoritmo Google: cosa è e come funziona

Chi si occupa di SEO (Search Engine Optimization) o di SEM (Search Engine Marketing) sa che è molto importante stare al passo con gli aggiornamenti dell’algoritmo di Google per migliorare i contenuti offerti nella SERP, la pagina dei risultati di ricerca.

Google è il motore di ricerca più utilizzato al mondo e questo è dovuto anche al fatto che i suoi sviluppatori si impegnano costantemente per migliorare l’esperienza degli utenti sul web, modificando l’algoritmo che decide quale sito favorire o penalizzare quando si fa una ricerca.

COSA È L’ALGORITMO DI GOOGLE?

L’algoritmo di Google è un insieme di processi informatici implementato per filtrare e ordinare milioni di risultati forniti dalla ricerca, in ordine di importanza e coerenza per l’utente.

Google vuole sempre più migliorare la corrispondenza tra la domanda dell’utente, ovvero la query formulata nella barra di ricerca, e la risposta fornita nella SERP. Si tratta dunque di un obiettivo che necessita di modifiche e aggiornamenti continui in modo da adattarsi alla domanda di un utente moderno sempre più esigente.

COME FUNZIONA L’ALGORITMO?

L’algoritmo si fonda sulla tecnica del machine learning o intelligenza artificiale (la capacità di un computer di imparare da sé e migliorarsi). Google analizza le parole chiave inserite nella barra di ricerca per poter restituire risultati coerenti utilizzando dei criteri, come ad esempio la localizzazione geografica, l’intervallo temporale, la precisione dei termini, e spesso dà anche suggerimenti su eventuali errori grammaticali.

Purtroppo non si conoscono esattamente tutti i parametri utilizzati dal motore di ricerca più famoso al mondo: sta agli esperti del settore scoprirli.

AGGIORNAMENTI DELL’ALGORITMO

Nel corso degli anni Google ha aggiornato più volte il suo algoritmo per offrire agli utenti un servizio sempre più vantaggioso.

Il primo aggiornamento è avvenuto nel 2000 quando è stata introdotta la Toolbar di Google per poter fare ricerche senza tornare alla homepage del sito. Questa utilizzava il Page Rank, ancora oggi una delle componenti più importanti dell’algoritmo: questo sistema permette di catalogare i siti in base alla loro popolarità, attraverso un metodo di analisi che attribuisce un punteggio ai siti in relazione alla rilevanza e alla correlazione con i termini di ricerca.

Altri aggiornamenti resi ufficiali da Google sono:

  • Cassandra e Florida nel 2003, che penalizzano i siti contenenti link nascosti e contenenti spam.
  • La ricerca personalizzata che prende in considerazione le ricerche precedenti per offrire risultati personalizzati (2005).
  • Suggest nel 2008, che suggerisce le parole chiave.
  • Social Signal nel 2010, che aumenta l’importanza dei social network nel fornire i risultati.
  • Panda nel 2011 penalizza i siti con tante keywords ma privi di contenuti.
  • Hummingbird nel 2013 analizza i sinonimi delle parole chiave.
  • Google Pigeon nel 2014 introduce la località dell’utente tra i parametri dell’algoritmo.
  • Con Google Mobile Update nel 2015 si ha l’ottimizzazione dei dispositivi mobili.
  • Nel 2017 viene introdotto Fred, che penalizza le fake news e i risultati indesiderati, sfavorendo, ad esempio, siti con tanta pubblicità o contenuti di bassa qualità e/o duplicati.
  • Nell’agosto 2018 è stato lanciato l’ultimo grande aggiornamento dell’algoritmo di Google: questa volta i concetti chiave da prendere in considerazione per apparire nei primi risultati della SERP sono l’autorevolezza e l’affidabilità del sito web.

Infine corrono dei rumors da qualche giorno. Molti esperti del settore hanno rilevato dei cambiamenti nei dati sul traffico nei giorni che vanno dal 5 al 7 gennaio 2019: che Google abbia apportato un nuovo aggiornamento?

Se avete qualche domanda su come funziona la SERP o su come migliorare la posizione del vostro sito sui motori di ricerca, contattateci o visitate il sito dedicato al nostro Sistema 360.